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Bollire l'Acqua di Rubinetto: Una Semplice Soluzione per Ridurre l'Assorbimento di Nanoplastiche e Microplastiche

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Una recente ricerca, che ha attirato l'attenzione di Salvatore Calleri (NatMed), ha evidenziato come un semplice gesto quotidiano, quello di bollire l'acqua di rubinetto, possa effettivamente ridurre la presenza di nanoplastiche e microplastiche nell'acqua che consumiamo.

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Morfologia e composizione degli incrostanti nelle diverse condizioni. (a) Immagini al microscopio elettronico a scansione (SEM) di polistirene nudo (PS, 1 μm, 1 mg L–1) e coprecipitati incrostanti formati in acqua di rubinetto a diverse temperature (180 mg L–1 di CaCO3, 40 mL, 25– 100°C); (b) Immagini SEM di PS nudo (1 μm, 1 mg L–1) e coprecipitati incrostanti in diverse durezze dell'acqua al momento dell'ebollizione (60–300 mg L–1 di CaCO3, 100 oC); (c) Immagini SEM di PS nudo e coprecipitati incrostanti in diverse concentrazioni di PS (1 μm, 0–5 mg L–1) dopo ebollizione dell'acqua del rubinetto (180 mg L–1 di CaCO3, 100 oC); e (d) immagini SEM e (e) modelli di diffrazione di raggi X di PS nudo, carbossilico e amminico e coprecipitati incrostanti all'ebollizione dell'acqua del rubinetto (1 e 0,1 μm, 1 mg L–1, 180 mg L– 1 di CaCO3, 100 oC).


Il Problema delle Microplastiche

Le microplastiche e nanoplastiche sono frammenti di plastica estremamente piccoli, con un diametro che varia da pochi nanometri fino a cinque millimetri. Queste particelle sono diventate una presenza ubiqua nei nostri oceani, suoli e, preoccupantemente, nelle nostre risorse idriche. Studi recenti hanno iniziato a esplorare gli effetti potenzialmente nocivi di queste particelle sulla salute umana, inclusa la possibilità di alterare il microbioma intestinale.


Dettagli della Ricerca

Lo studio, condotto da Zhanjun Li ed Eddy Zeng, ha utilizzato campioni di acqua dura, comune in molte città, arricchiti con diverse quantità di nanoplastiche e microplastiche. Dopo aver bollito questi campioni per cinque minuti e averli lasciati raffreddare, i risultati hanno mostrato una riduzione significativa del contenuto di plastica. La chiave di questa riduzione risiede nel processo di formazione del carbonato di calcio durante l'ebollizione, che agisce incapsulando le particelle di plastica.



Ecco i polimeri plastici presenti nell’acqua potabile in tutto il mondo:


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Processo di Incapsulamento e Precipitazione

Il processo di ebollizione facilita la nucleazione del carbonato di calcio, che a sua volta aggrega le nanoplastiche e microplastiche. Queste ultime vengono incapsulate nelle incrostazioni calcaree che si formano, rendendo le particelle più pesanti e favorendone la precipitazione. Una volta precipitate, queste possono essere facilmente filtrate, ad esempio, attraverso filtri da caffè.


Implicazioni e Benefici

L'uso della bollitura per purificare l'acqua è una pratica antica, comune in molte culture asiatiche, ma il suo potenziale nella lotta contro la contaminazione da microplastiche è un'area di ricerca relativamente nuova e promettente. Questa tecnica offre un metodo pratico, economico e accessibile per ridurre l'esposizione umana a queste particelle nocive, soprattutto in aree senza accesso a sistemi avanzati di filtrazione dell'acqua.


Conclusione

Il ritorno a metodi di purificazione dell'acqua semplici e tradizionali, come l'ebollizione, potrebbe essere una chiave per affrontare alcune delle sfide ambientali e sanitarie contemporanee. Con l'aumento della preoccupazione globale per la contaminazione da plastica, tecniche come queste potrebbero diventare fondamentali nel ridurre gli impatti sulla salute pubblica e sull'ambiente.

Trattamento per chi ha subito danni da vaccino: digiunare 48-72 ore per attivare l'autofagia

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Il digiuno prolungato da 48 a 72 ore è stato identificato come un efficace trattamento per le persone che hanno subito danni a seguito della vaccinazione contro il COVID-19.

Questo metodo promuove l'autofagia, un processo naturale di detossificazione attraverso il quale il corpo elimina le cellule danneggiate dalle proteine spike del vaccino e può contribuire a riavviare il sistema immunitario.

Origini e traduzioni delle scoperte

Queste informazioni sono state divulgate per la prima volta sul Substack del Dr. William Makis

di Salvatore Calleri (NatMed).

Recenti ricerche sul digiuno e i danni da vaccino COVID-19

La letteratura scientifica sta iniziando a prendere in considerazione i benefici del digiuno sui danni causati dal vaccino COVID-19, evidenziati da una serie di pubblicazioni recenti:

Danni causati dalla proteina Spike del COVID-19

La proteina Spike è nota per causare vari danni a livello biologico:

  • Formazione di coaguli sanguigni
  • Danni alle pareti dei vasi sanguigni e infiammazioni
  • Deterioramento dei mitocondri con conseguente diminuzione dell'energia e accumulo di specie reattive dell'ossigeno
  • Impedimento alla rimozione dei mitocondri danneggiati
  • Distruzione del microbioma intestinale e gravi disfunzioni del sistema immunitario, potenzialmente conducendo a malattie autoimmuni e cancro

L'autofagia: processo di rigenerazione cellulare

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L'autofagia, oltre ad essere innescata dal digiuno, può essere stimolata anche attraverso terapie come la sauna, l'ozonoterapia, l'ossigenoterapia iperbarica, e l'assunzione di sostanze come il caffè, il resveratrolo, la curcuma e la metformina.

Tipologie di digiuno e obiettivi terapeutici

Il digiuno può essere classificato in:

  • Digiuno prolungato (oltre 36 ore)
  • Digiuno intermittente (da 12 a 24 ore)

Gli obiettivi del digiuno prolungato includono:

  • Eliminare le proteine spike accumulatesi nell'organismo
  • Rimuovere aggregati proteici dannosi e stimolare il rinnovamento del sistema immunitario
  • Migliorare il microbioma intestinale e la funzionalità mitocondriale
  • Stimolare la produzione di cellule staminali

Questo trattamento rappresenta un approccio innovativo e naturale nella gestione delle complicazioni post-vaccinali, sfruttando i meccanismi di autoguarigione del corpo.


I benefici del digiuno per un periodo di 72 ore spiegati passo dopo passo dal Dott. Jin W. Sung


Le proprietà antitumorali della bromelina: Stato dell'arte e tendenze recenti

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La bromelina, un enzima estratto dal gambo dell'ananas (Ananas comosus (L.) Merr.), è al centro di studi approfonditi per le sue molteplici proprietà benefiche per la salute umana, tra cui effetti anti-infiammatori, immunomodulatori, antiossidanti e anticancerogeni.


Di Salvatore Calleri (NatMed)

Tradizionalmente utilizzata in numerosi paesi per il suo potenziale terapeutico, la bromelina sta ora emergendo come un candidato promettente per il trattamento oncologico grazie alla sua capacità di indurre effetti citotossici, apoptotici, necrotici, autofagici, immunomodulanti e anti-infiammatori sia in cellule tumorali che in modelli animali.

Approfondimenti sull'enzima e il suo impatto nel campo oncologico

Studi recenti hanno esaminato in dettaglio gli effetti della bromelina a livello cellulare, molecolare e dei segnali, con dati raccolti da database come PubMed/MedLine, TRIP database, GeenMedical, Scopus, Web of Science e Google Scholar. Le ricerche hanno confermato le attività farmacologiche della bromelina, che includono non solo la lotta contro il cancro, ma anche proprietà anti-edemigene, anti-microbiche, anti-coagulanti, anti-artrosiche, antidolorifiche post-traumatiche, anti-diarrea e di guarigione delle ferite. Nonostante ciò, gli studi clinici sulla bromelina sono ancora limitati, e sono necessarie ulteriori ricerche per convalidare il valore scientifico di questo enzima nelle malattie oncologiche umane.

Cancro: un problema globale e la ricerca di nuove cure

Il cancro rappresenta una sfida globale che incide negativamente sui pazienti, le loro famiglie e l'intera società. Le cellule tumorali possono colpire qualsiasi parte del corpo e si caratterizzano per la proliferazione causata dalla perdita di controllo della divisione cellulare, dalla ridotta capacità di riparare le mutazioni del DNA cellulare, dalla capacità di evitare la morte cellulare programmata (apoptosi), di formare nuovi vasi sanguigni (angiogenesi), di invadere altri tessuti e sviluppare metastasi, e dalla capacità di nascondersi all'azione del sistema immunitario.

Trattamenti oncologici e il potenziale della bromelina

I trattamenti oncologici tradizionali come la chemioterapia mirano alla remissione o alla cura della malattia, estendendo la durata e migliorando la qualità della vita del paziente. Tuttavia, la chemioterapia può anche colpire le cellule sane che si moltiplicano rapidamente, causando reazioni avverse. In questo contesto, la bromelina si presenta come un trattamento naturale con potenziali risultati paragonabili a quelli della chemioterapia e della radioterapia, ma con una tossicità molto inferiore.

Conclusione e prospettive future

La bromelina ha dimostrato di possedere interessanti applicazioni farmacologiche e potenziali applicazioni mediche sin dalla sua scoperta. L'enzima è stato utilizzato per il trattamento di diverse condizioni di salute, dal trattamento dell'osteoartrite e delle ferite croniche alla gestione del dolore post-traumatico e dei processi infiammatori. La ricerca futura dovrebbe continuare a esplorare questi usi, in particolare l'efficacia antitumorale della bromelina, per fornire nuove opzioni terapeutiche ai pazienti oncologici. Le prospettive sono promettenti, ma la strada verso l'applicazione clinica generalizzata richiederà ancora approfondimenti e validazioni attraverso studi clinici mirati.




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