Un segnale di resistenza si è acceso a Santa Margherita Ligure, e i giganti delle telecomunicazioni tremano di fronte al rischio per la salute.
Con l'entrata in vigore dei nuovi limiti di emissione elettromagnetica per le reti di telefonia cellulare il 29 aprile, una certa consapevolezza sta finalmente emergendo.
Di Salvatore Calleri (NatMed)
Il sindaco di Lavagna, Gian Alberto Mangiante, ha recentemente emesso un'ordinanza che vieta l'aumento dei limiti dei campi elettromagnetici, stabilendo che "nessuna ragione tecnica, tecnologica o economica potrà giustificare un aumento di tale limite con rischio per la salute della popolazione". Questo atto di protesta ha segnato l'inizio di una serie di azioni contro il 5G in Liguria.
Il sindaco di Santa Margherita Ligure, Paolo Donadoni, ha firmato un'analoga ordinanza che proibisce il 5G sull'intero territorio comunale, alzando il campo elettromagnetico da 6 a 15 V/m. La mancanza di prove evidenti sull'innocuità del 5G ha spinto Donadoni a dichiarare che "nessuna ragione economica può compromettere la salute della popolazione".
Le nuove disposizioni permettono un aumento dei limiti di emissione elettromagnetica a 15 V/m, consentendo ai gestori di reti di adeguarsi a questi standard. Tuttavia, ciò comporta anche costi aggiuntivi stimati intorno a 1,3 miliardi di euro per estendere la copertura 5G, dato che attualmente il 62% dei siti nelle aree urbane non è in grado di essere aggiornato.
Inoltre, mentre Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, critica i campi elettromagnetici generati dalle alte frequenze, il dibattito sull'impatto del 5G sulla salute e sull'ambiente continua a suscitare preoccupazioni e interrogativi.
In questo contesto di crescente tensione e incertezza, la lotta per il controllo del 5G e i suoi effetti sulle persone e sull'ambiente continua a infiammare il dibattito pubblico e a mettere in discussione le priorità economiche e sociali della società moderna.
